Crac Di Pietro, chiuso il secondo filone: il pm vuole processare Carmine Tancredi e altri 9

TERAMO – A distanza di pochi giorni dalla condanna dei fratelli Di Pietro e di Guido Curti, gli imprenditori condannati a 15 anni complessivi per il crac da 20 milioni di euro delle aziende di movimento terra e trasporto inerti, il pubblico ministero Irene Scordamaglia ha chiuso il secondo troncone dell’indagine che da quel crac è nato e ha firmato la richiesta di rinvio a giudizio nei confronti di dieci persone. Il nome eccellente di questa lista è il commercialista Carmine Tancredi, nel cui studio avevano sede le società dei fratelli Di Pietro e Curti coinvolte nella bancarotta, volto noto teramano anche per essere socio nell’attiovità professionale del Governatore Gianni Chiodi. Nei suoi confronti, la procura teramana contesta il concorso in bancarotta, perchè nel suo ruolo professionale, come scrive il pubblico ministero Scordamaglia, assieme «a Spinetti Pietro (amministratore di diritto di due società fallite) ben consapevoli dei disegni distrattivi nutriti da Di Pietro Maurizio e Curti Guido, determinavano ed agevolavano questi ultimi nella manovra diretta ad eludere le ragioni dei creditori della Dft (una delle società fallite): segnatamente Tancredi non solo forniva a Di Pietro Maurizio e Curti Guido concreti consigli e suggerimenti sui mezzi giuridici idonei a dissimulare le somme di denaro sottratte alle ragioni dei creditori della Dtf, indicando loro la Colombo fiduciaria di Lugano – ed indirizzandoveli – come la società di intermediazione che avrebbe consentito loro di far transitare, attraverso passaggi fittizi i beni sottratti alla Dft Grafiche nel patrimonio di società loro non direttamente riconducibili». Nel fascicolo bis si fa anche riferimento al ruolo avuto nelle società cipriote, che detenevano quasi l’intero pacchetto azionario delle due società Kappa Immobiliare e De Immobiliare). Con Tancredi, la procura vuole processare anche sei amministratori delle società fallite: Antonio Zacchei, Marco Di Anastasio, Luciano Seghetti, Arian Istrefi, Pietro Spinetti e Loredana Cacciatore (moglie di Curti). Sono indagati per concorso in bancarotta per fatti che si sono verificati tra il 2006 e il 2007 e che riguardano società poi fallite. Secondo le accuse i beni delle società fallite sarebbero finiti su conti esteri di alcune società e successivamente sarebbero rientrati in Italia sui conti di altre società. Infine, il rinvio a giudizio, ma per reati fiscali, viene chiesto di nuovo anche per i fratelli Maurizio e Nicolino Di Pietro e Guido Curti..